Volveréis

Ritornerete

REGIA
Jonás Trueba

SCENEGGIATURA
Jonás Trueba, Itsaso Arana, Vito Sanz

FOTOGRAFIA
Santiago Racaj

MONTAGGIO
Marta Velasco

MUSICA
Iman Amar, Ana Valladares, Guillermo Briales

PRODUZIONE
Los Ilusos Films, Les Films du Worso, arte France Cinéma, RTVE

CON
Itsaso Arana: Ale Vito Sanz: Alex, Fernando Trueba, Andrés Gertrúdix, Francesco Carril, Ana Risueño, Naiara Carmona, Pedro Lozano, Jon Viar, Valeria Alonso, Miguel Trudu, Isabelle Stoffel, Lucía Perlado

ANNO
2024

NAZIONALITÀ
Spagna, Francia

DURATA
114 min.

PREMI e RICONOSCIMENTI

  • Festival di Cannes 2024: Ha vinto il Premio Europa Cinemas Label per il Miglior Film Europeo nella sezione Quinzaine des Réalisateurs.

  • Festival Internazionale del Cinema di Guadalajara 2024: Ha ricevuto una Menzione Speciale nella categoria Miglior Lungometraggio di Finzione Iberoamericano.

  • Premi Feroz 2025: Nominato come Miglior Film Commedia.

  • Premi Lumière 2025: Nominato come Miglior Coproduzione Internazionale.

  • Premi Goya 2025: Ha ricevuto due nomination:

    • Miglior Attore: Vito Sanz
    • Miglior Direzione Artistica: Miguel Ángel Rebollo

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Volveréis

Ritornerete

In una Madrid sospesa tra ricordi e nuove scelte, Ana e Dani – una coppia di trentenni – decidono di lasciarsi dopo anni di relazione. Ma invece di perdersi, scelgono un ultimo gesto radicale: organizzare insieme una festa d'addio. Un atto d'amore postumo, un modo per salutarsi e al tempo stesso per mettere alla prova il loro legame. La notte si apre come una danza malinconica tra amici, confessioni, sorrisi e incertezze: i due si confrontano con il passato, con il tempo che li ha trasformati e con la possibilità, remota ma palpabile, che forse… non sia tutto davvero finito.

La Nueva Ola //

Ale, una regista cinematografica, e Alex, un attore, sono una coppia da 15 anni. Decidono di separarsi e organizzano una festa per celebrare la loro rottura, seguendo un’idea del padre di Ale secondo cui le separazioni, e non solo i matrimoni, meritano una festa. Questo annuncio lascia perplessi amici e familiari, ma la coppia sembra convinta della propria decisione.

Ad un certo punto i due protagonisti vanno ad una proiezione di prova e subito dopo un loro amico (Jon Viar) fa una vera e propria critica del film e dice una cosa in particolare che mi ha fatto molto ridere. Avevo appena chiesto alla mia dolce metà “Quante volte ancora dovremo vedere la stessa scena?” (dei due protagonisti che annunciano di fare la festa per la separazione). Ecco, la critica al film da dentro il film sostiene che il film sia troppo ripetitivo.

Lo è volutamente, ovvio. Non ha una struttura lineare, coi personaggi che evolvono. Non ha nemmeno una struttura circolare. Ha una struttura che fa della ripetizione la sua forza, funziona per accumulazione, anche se fortunatamente da quel momento qualcosa cambia, anche se non abbastanza per poter dire che l’ora e cinquanta di durata sia qualcosa di leggero.

Inoltre Jonás Trueba ci dá anche gli strumenti per capire il perché della sua scelta, indicandoci dei libri che potrebbero aiutarci ad approfondire il tema del film, su tutti il libro del 1843 scritto da Søren Kierkegaard intitolato, naturalmente, Gjentagelsen (Ripetizione).

E poi ecco anche tante altre scene che vivono di cinema e metacinema. Ce n’è una 100% alla Woody Allen in cui i Ale Álex discutono del film 10, del 1979, per la regia di Blake Edwards e con protagonisti Julie Andrews Dudley Moore. I due protagonisti sono in disaccordo, e subito dopo scopriamo che in realtà Álex è d’accordo con Ale, ma non lo ha voluto ammettere durante la discussione.

E poi ecco ancora il cinema protagonista nella scena in cui Ale va a parlare con un amico all’interno di una roulotte della produzione durante il rodaggio di alcune scene in esterni per una serie televisiva. E infine quando Álex si fa aiutare dalla sua ragazza a girare una separata, cioè un estratto del copione di un film, da mandare ad un regista che sta pensando a lui come possibile protagonista.

Ma, come detto, tutto il film è un qualcosa a metà tra una seduta dallo psicologo di Jonás Trueba e la sua fidanzata, uno studio del processo di creazione di un film, e una lettera d’amore alla settima arte. Secondo me l’idea di fondo è stiracchiata fin troppo per sostenere 113 minuti di film, film che però si fa interessante quando spiazza lo spettatore mettendolo senza preavviso dentro qualcosa in divenire, un prodotto non finito. Che poi è la trovata che ne rende consigliabile la visione.

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