Un amor

Un amore

REGIA
Isabel Coixet

SCENEGGIATURA
Isabel Coixet, Laura Ferrero, Sara Mesa (la scrittrice del libro da cui è tratto il film)

FOTOGRAFIA
Bet Rourich

MONTAGGIO
Jordi Azategui

MUSICA
Jan Willem de With

PRODUZIONE
Monte Glauco AIE, Buena Pinta Media, Perdición Films, Movistar Plus+, RTVE, TV3

CON
Laia Costa, Hovik Keuchkerian, Hugo Silva, Luis Bermejo, Ingrid García-Jonsson, Francesco Carril

ANNO
2023

NAZIONALITÀ
Spagna

DURATA
128 min.

RICONOSCIMENTI

2023: Festival de San Sebastián: Miglior attore non protagonista (Hovik Keuchkerian)
2023: Premios Feroz: 7 nominations tra cui Miglior film drammatico
2023: Premios Goya: 7 nominations
2024: Premios Platino del Cine Iberoamericano: 3 nominations
2023: Premi Gaudí (Acadèmia del cinema català): Miglior sceneggiatura adattata - 8 nominations
2023: Premios Forqué: 2 nominations

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Un amor

Un amore

Tratto dall’omonimo romanzo di Sara Mesa, il nuovo film di Isabel Coixet ruota intorno a una traduttrice e mediatrice culturale che va in burnout a causa delle storie dolorose che ascolta e riporta ogni giorno. In cerca di conforto e di un nuovo equilibrio emotivo, si ritira in provincia dove si ritrova ad affrontare sentimenti imprevisti. E altrettanto laceranti. Ritratto di donna alla deriva: la profondità psicologica e le intense dinamiche tra i personaggi prendono vita grazie alle straordinarie interpretazioni di Laia Costa e Hovik Keuchkerian, quest’ultimo vincitore del premio come migliore attore non protagonista al Festival di San Sebastián.

Perlas //

I particolari di una casa che cade a pezzi, del sorriso di un vicino che si sente artista e cerca compagnia, dell’espressione tirata di una moglie che tiene in piedi una coppia borghese che viene lì solo per il weekend, la coazione a ripetere quasi pavloviana di un’intera comunità che non riguarda solo ciò che accade, ma persino ogni singolo gesto. Isabel Coixet, con pazienza, ci mette quasi un’ora per costruire l’affresco scarno di una provincia perduta, diroccata, di un pueblo di poche case, troppo lontane per definirsi comunità solidale ma abbastanza vicine per sapere ogni dettaglio della vita altrui. Se Nat si è rifugiata lì per scappare dall’orrore altrui, per non esserne invasa, si ritrova colonizzata dalle attenzioni morbose di maschi inselvatichiti e manipolatori, tossici per mancanza di ossigeno emotivo, da uomini e donne incapaci di tendere una mano all’altro, automi dell’anaffettività, stanchi interpreti in un teatro cadente.

Un padrone di casa arido e violento, un vicino troppo gentile, un muratore-contadino che è temuto da tutti perché, senza che loro l’abbiano mai davvero capito, ha dominato quell’ecosistema fingendosi semplice e divenendo manipolatore (in questo senso è frastornante e bravissima Ingrid Garcìa-Jonsson nel ritrarre quel sistema malato con una sola frase, con un solo sorriso amaro, confermando che piccoli ruoli non esistono se gli attori sono grandi).

Laia Costa incarna un animo puro e ferito, una donna spezzata, che porta la sua malinconia borghese in un territorio in cui ormai non cresce più nulla, a partire dalle emozioni vere. Tutto è un baratto e le glielo fa capire proprio “il tedesco” che le proporrà con finta ingenuità lo scambio più inaccettabile che lei poi rivestirà d’amore, solo perché ne ha bisogno. È bravissima nell’aggirarsi in questo microcosmo claustrofobico esibendo la sua fragilità, forzando un adattamento disperato all’ambiente, ostinandosi a capire gli altri che la respingono. Dall’altra parte il tedesco è Hovik Keuchkerian, una montagna d’uomo, essenziale nelle sue necessità come nella sua visione della vita, capace in ogni istante di bilanciare i pro e i contro di un lavoro, di un ricordo, di una relazione, di uno sguardo. Un predatore freddo, un serpente intelligentissimo, impersonato da un attore fenomenale nel vestire questa montagna di un’espressione fissa (anzi due: con occhiali e senza) per poi improvvisamente scoprire il suo cinismo senza sensi di colpa, così come una fragilità sorprendente che diventa immediatamente (pre)giudizio feroce.

Isabel Coixet come sempre sa raccontare l’amore attraverso protagoniste uniche perché capaci di rimanere se stesse anche nell’0rrore, che sia eccezionale o quotidiano, di amare e conservare se stesse anche quando tutti gli altri e le altre si perderebbero, con ostinazione e coraggio kiplinghiani. La poesia di Rudyard Kipling, If, declinata al maschile, con Coixet assume un senso al femminile, nel caos e nella ferocia le sue donne sanno resistere alle lusinghe del cedere al conformismo altrui o semplicemente al più forte. Ecco perché la danza liberatoria di Laia Costa è meravigliosa, animalesca, struggente, perché a contatto con la natura (e nel ritorno reale o immaginato, chissà, dell’unico affetto di quell’esperienza devastante, torturato come lei ma rimasto integro) ritrova se stessa proprio a un passo dal precipitare nell’abisso.

Un amor e una protagonista indimenticabile

Laia Costa è un’attrice come raramente se ne vedono e ricorda, in questo, la Valentina Lodovini de La giusta distanza di Carlo Mazzacurati: si intona agli esseri umani e all’ambiente senza farsene contagiare, vibra di ogni emozione, di ogni intemperie, anche metereologica, a ogni sguardo, pur rimanendo misuratissima nell’esprimere tutto ciò, come l’attrice italiana riusciva, per esempio, nel viaggio sulla chiatta nel film suddetto. Ecco perché, ad esempio, nelle scene di sesso, ti scuote profondamente Laia Costa. Perché scevra di ogni enfasi, ti porta spudoratamente dentro di lei, non c’è quasi filtro tra lo spettatore e il dolore, il piacere, la rabbia, il respiro del suo personaggio.

Nat siamo noi, tutte le volte che abbiamo avuto paura e abbiamo provato a nasconderci in un gruppo, in una comunità e in tutte le sue tossicità per divenire vittime complici. Nat siamo noi quando ci siamo ripresi noi stessi, quando abbiamo pianto e poi reagito contro chi era in cima alla piramide di questo ecosistema malato, quando abbiamo scelto noi stessi vedendo lo squallore di chi continuava ad avere paura.

Un amor, in fondo, è innanzitutto quello che dobbiamo provare per noi stessi.

Hollywwod Reporter

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