Truman
REGIA
Cesc Gay
CON
Ricardo Darín, Javier Cámara, Dolores Fonzi, Àlex Brendemühl, Javier Gutiérrez, Eduard Fernández, Elvira Mínguez, Silvia Abascal, Nathalie Poza, José Luis Gómez, Pedro Casablanc, Francesc Orella, Oriol Pla, Ana Gracia, Susi Sánchez, Àgata Roca, Carolina Meijer
ANNO
2015
NAZIONALITÀ
Spagna / Argentina
DURATA
108 min.
- 2016 - Premio Goya
- Miglior film
- Miglior regista a Cesc Gay
- Miglior attore protagonista a Ricardo Darín
- Miglior attore non protagonista a Javier Cámara
- Migliore sceneggiatura originale a Tomás Aragay
- Candidatura per il Miglior montaggio a Pablo Barbieri Carrera
- San Sebastian film festival
- Miglior attore a Ricardo Darín
- Miglior film
- Miglior regista a Cesc Gay
- Miglior attore protagonista a Ricardo Darín
- Miglior attore non protagonista a Javier Cámara
- Migliore sceneggiatura originale a Tomás Aragay
- Candidatura per il Miglior montaggio a Pablo Barbieri Carrera
- Miglior attore a Ricardo Darín
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Truman
Il madrileno Tomas parte dal Canada dove si è trasferito per recarsi dal suo migliore amico Julian, attore argentino trapiantato a Madrid. Tomas ha solo quattro giorni da trascorrere con Julian, e sa che il suo amico ha poco tempo da vivere. Ma entrambi rifiutano di inscenare un addio, preferendo entrare insieme nello spaesamento che precede la morte, e che comporta anche decisioni pratiche non più rimandabili. Fra queste la più difficile riguarda Truman, il cane di Julian, per cui si dovrà trovare una casa e una famiglia, dato che il suo padrone non potrà più occuparsene. E anche in questo Tomas non lascerà solo il suo amico, costi quel che costi.
Il regista spagnolo Cesc Gay compie un piccolo miracolo: raccontare gli ultimi giorni di un uomo senza pietismo o retorica dei sentimenti, commuovendoci nel profondo, facendoci sorridere (e ridere) nonché riflettere sull'importanza delle relazioni fra le creature viventi, compreso Tru(e)man, "vero uomo" in quanto esempio di mascolina fedeltà e dedizione. Fedele e devoto è Tomas che, come ogni vero amico, non molla mai, ma lo sono anche le donne della vita di Julian e il figlio Nico. Ognuno, parente prossimo o conoscente occasionale, reagisce alla dipartita imminente secondo le proprie umane capacità, riservando delusioni o sorprese. E Julian reagisce a tutti con quell'onestà e franchezza che gli derivano dal ribaltamento delle priorità che avviene in chiunque si confronti con la morte.
Cesc Gay affronta la storia di Truman con altrettanta onestà e franchezza, sviluppando una narrazione autentica, creando un gruppetto di personaggi totalmente credibili e inevitabilmente amabili: separarsi da loro sarà difficile per gli spettatori come lo è per Tomas staccarsi da Julian, e viceversa. La sceneggiatura non ha un solo momento di inautenticità o di furbizia (compreso l'utilizzo del cane a scopo straziante), una sola caduta di stile o di tensione emotiva, anche se quella tensione viene spesso stemperata dall'umorismo che deriva dalla profonda assurdità non già della morte, ma della vita stessa, perché ognuno vive, e muore, come può.
Niente è scontato nei personaggi di Truman o nelle svolte della loro storia, eppure tutto ha un senso, è umanamente comprensibile, né mai il regista sottovaluta l'intelligenza e l'esperienza di vita degli spettatori, che (ri)conoscono ognuna delle reazioni di Tomas e Julian, fuori dai cliché del melodramma. Ricardo Darin nei panni di Julian e Javier Camara in quelli di Tomas sono straordinari e straordinariamente credibili. La loro amicizia è di quelle che tutti vorrebbero perché comporta un'accettazione totale dell'altro, manchevolezze comprese.
Gay sa capire, e raccontare, ciò di cui "c'è bisogno", non solo in punto di morte ma in corso di vita. La sceneggiatura, scritta con Tomàs Aragay, centellina le informazioni inserendole lentamente in punti precisi della storia, come ingredienti da aggiungere solo al momento giusto, con infinita delicatezza. "Sii forte", si dicono Tomas e la moglie proprio all'inizio del film, prima che lui parta per Madrid: ed è l'invito del regista, che ci vuole coraggiosi e generosi come Tomas e Julian, perché (altrimenti) quello che resterà di noi è "molto poco".
La regia e gli attori non manipolano i nostri sentimenti ma li guidano senza falsi pudori nel centro pieno della storia e nel cuore gonfio dei suoi eroi del quotidiano, centellinando le lacrime (che sgorgheranno comunque copiose fra il pubblico) e modulando l'accompagnamento musicale per raccontarci come sono fatti gli uomini, e le donne, di quali meschinità ma anche di quale grandezza sono capaci.
Truman ci riconcilia con la natura umana, e con il cinema nella sua capacità di raccontarla.
Il madrileno Tomas parte dal Canada dove si è trasferito per recarsi dal suo migliore amico Julian, attore argentino trapiantato a Madrid. Tomas ha solo quattro giorni da trascorrere con Julian, e sa che il suo amico ha poco tempo da vivere. Ma entrambi rifiutano di inscenare un addio, preferendo entrare insieme nello spaesamento che precede la morte, e che comporta anche decisioni pratiche non più rimandabili. Fra queste la più difficile riguarda Truman, il cane di Julian, per cui si dovrà trovare una casa e una famiglia, dato che il suo padrone non potrà più occuparsene. E anche in questo Tomas non lascerà solo il suo amico, costi quel che costi.
Il regista spagnolo Cesc Gay compie un piccolo miracolo: raccontare gli ultimi giorni di un uomo senza pietismo o retorica dei sentimenti, commuovendoci nel profondo, facendoci sorridere (e ridere) nonché riflettere sull'importanza delle relazioni fra le creature viventi, compreso Tru(e)man, "vero uomo" in quanto esempio di mascolina fedeltà e dedizione. Fedele e devoto è Tomas che, come ogni vero amico, non molla mai, ma lo sono anche le donne della vita di Julian e il figlio Nico. Ognuno, parente prossimo o conoscente occasionale, reagisce alla dipartita imminente secondo le proprie umane capacità, riservando delusioni o sorprese. E Julian reagisce a tutti con quell'onestà e franchezza che gli derivano dal ribaltamento delle priorità che avviene in chiunque si confronti con la morte.
Cesc Gay affronta la storia di Truman con altrettanta onestà e franchezza, sviluppando una narrazione autentica, creando un gruppetto di personaggi totalmente credibili e inevitabilmente amabili: separarsi da loro sarà difficile per gli spettatori come lo è per Tomas staccarsi da Julian, e viceversa. La sceneggiatura non ha un solo momento di inautenticità o di furbizia (compreso l'utilizzo del cane a scopo straziante), una sola caduta di stile o di tensione emotiva, anche se quella tensione viene spesso stemperata dall'umorismo che deriva dalla profonda assurdità non già della morte, ma della vita stessa, perché ognuno vive, e muore, come può.
Niente è scontato nei personaggi di Truman o nelle svolte della loro storia, eppure tutto ha un senso, è umanamente comprensibile, né mai il regista sottovaluta l'intelligenza e l'esperienza di vita degli spettatori, che (ri)conoscono ognuna delle reazioni di Tomas e Julian, fuori dai cliché del melodramma. Ricardo Darin nei panni di Julian e Javier Camara in quelli di Tomas sono straordinari e straordinariamente credibili. La loro amicizia è di quelle che tutti vorrebbero perché comporta un'accettazione totale dell'altro, manchevolezze comprese.
Gay sa capire, e raccontare, ciò di cui "c'è bisogno", non solo in punto di morte ma in corso di vita. La sceneggiatura, scritta con Tomàs Aragay, centellina le informazioni inserendole lentamente in punti precisi della storia, come ingredienti da aggiungere solo al momento giusto, con infinita delicatezza. "Sii forte", si dicono Tomas e la moglie proprio all'inizio del film, prima che lui parta per Madrid: ed è l'invito del regista, che ci vuole coraggiosi e generosi come Tomas e Julian, perché (altrimenti) quello che resterà di noi è "molto poco".
La regia e gli attori non manipolano i nostri sentimenti ma li guidano senza falsi pudori nel centro pieno della storia e nel cuore gonfio dei suoi eroi del quotidiano, centellinando le lacrime (che sgorgheranno comunque copiose fra il pubblico) e modulando l'accompagnamento musicale per raccontarci come sono fatti gli uomini, e le donne, di quali meschinità ma anche di quale grandezza sono capaci.
Truman ci riconcilia con la natura umana, e con il cinema nella sua capacità di raccontarla.
La Nueva Ola //
Dal Canada, dove lavora come docente, il pacato e arguto Tomás torna a Madrid per incontrare il suo amico Julián, attore argentino scapestrato e donnaiolo che, malato di cancro, ha deciso di interrompere la chemioterapia e di affrontare la morte. Passano insieme 4 giorni memorabili all’insegna degli affetti e della vita. È possibile fare un film capace di scherzare con la morte senza edulcorarla e senza chiedere allo spettatore la sospensione del principio di verosimiglianza? Il film del catalano Gay, da lui stesso sceneggiato con Tomás Aragay, ci permette di rispondere di sì. È una commedia esistenziale intrisa di sagace ironia e di umorismo non solo nero, una riflessione filosofica, non teorica ma pratica, sulla possibilità di scegliere la “libera morte” (F. Nietzsche), ma anche di vivere la vita come un gioco sempre sorprendente basato sul primato delle relazioni affettive. Fa sorridere e ridere senza banalità e facili battute; commuovere e piangere senza concedere nulla al sentimentalismo; ma sempre e soprattutto fa pensare. Regia di basso profilo funzionale a valorizzare l’interpretazione attoriale dei 2 protagonisti, stupefacente per verismo, naturalezza e simpatia. 5 Goya: film, regia, sceneggiatura originale, attore protagonista e attore non protagonista.
(Il Morandini)