Memorias de un cuerpo que arde

Memorie di un corpo in fiamme

REGIA
Antonella Sudasassi

SCENEGGIATURA
Antonella Sudasassi

FOTOGRAFIA
Andrés Campos Sánchez

MONTAGGIO
Bernat Aragonés

MUSICA
Juano Damiani

PRODUZIONE
Substance Films, Playlab Films

CON
Liliana Biamonte, Leonardo Perucci, Cecilia García Pérez, Gabriel Araya Herrera

ANNO
2024

NAZIONALITÀ
Costa Rica, Spagna

DURATA
90 min.

PREMI:

  • Berlinale 2024, Sezione Panorama: Premio del Pubblico

 

 

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Memorias de un cuerpo que arde

Memorie di un corpo in fiamme

Ana, Patricia e Mayela, cresciute in un’epoca repressiva e fortemente machista, hanno imparato cosa significa essere donne attraverso regole non dette e aspettative implicite. Ora trovano il coraggio di parlare apertamente della loro esperienza. I loro ricordi, segreti e desideri si intrecciano in un racconto poetico, in cui passato e presente si manifestano con sorpendete delicatezza.

Premio del pubblico nella sezione Panorama dell’ultima Berlinale.

Latinoamericana //

Antonella Sudasassi ritrae una sorta di conversazione immaginaria che avrebbe voluto avere con le sue nonne, con le quali non ha mai avuto il coraggio di affrontare argomenti intimi. La sfida principale del progetto è proprio quella di dare vita a una serie di parole che sono rimaste imprigionate per troppo tempo e che Ana, Patricia e Mayela hanno finalmente osato confidare alla regista senza rivelare il loro vero sé. Si tratta di una misura precauzionale che, finalmente, ha permesso loro di parlare di sé stesse senza tabù e libere dalla pressione sociale imposta al loro genere. Come spiega una delle protagoniste in modo libero e sincero, “è stato davvero difficile disimparare tutto ciò che ci hanno insegnato su come essere donna per poter essere semplicemente esseri umani, come gli altri”.

È l’attrice Sol Carballo a incarnare queste tre voci nella storia contemporanea, mentre si muove in uno spazio domestico che è passato da essere una prigione a un rifugio dove vivere una seconda giovinezza, finalmente libera dalle costruzioni sociali e dai tabù. Il film mostra le diverse fasi della vita delle protagoniste, le loro storie sincere e piene di dolore (di aspirazioni soffocate, violenza domestica e abusi in giovane età), intrecciando passato e presente, voci e immagini. “Il tempo è una bolla, non è lineare”, insiste una delle voci narratrici, come per ricordarci che anche i ricordi fanno parte del presente, un presente eterno in costante trasformazione. Lontano dall’essere pessimista, “Memorie di un corpo che brucia” è un film sorprendentemente pieno di umorismo che rivela il lato oscuro di una società che non ha dato — e continua a non dare — molto alle donne, una società che fino ad ora è rimasta nell’ignoranza totale su tutto ciò che riguarda la sessualità. Si tratta di una forma sottile ma incessante di repressione, un metodo che, tuttavia, non è riuscito a spegnere il fuoco che ancora arde nei corpi e nei cuori di queste tre donne. “Servirebbe un pompiere per spegnere il fuoco che c’è in me”, insiste sorridendo una di loro.

Le voci che abitano questo film sono intelligenti, resilienti e incredibilmente sincere, dimostrando che non è mai troppo tardi per reinventarsi e finalmente prendere le redini del proprio destino. Le ultime parole pronunciate da una di queste protagoniste sono, almeno, profetiche: “È il miglior periodo della mia vita perché sono completamente libera”. Ana, Patricia e Mayela sono immensamente orgogliose di poter finalmente dare la propria versione dei fatti e costituiscono la prova vivente che l’età non è altro che un’altra costruzione sociale dalla quale si rifiutano di essere prigioniere mai più.

Giorgia Del Don – Cineuropa

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