La flor de mi secreto

Il fiore del mio segreto

REGIA
Pedro Almodóvar

CON
Marisa Paredes, Rossy de Palma, Imanol Arias, Chus Lampreave

ANNO
1995

NAZIONALITÀ
Spagna

DURATA
102 min.

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La flor de mi secreto

Il fiore del mio segreto

La scrittrice di romanzi rosa Leo Macías (Marísa Paredes), che usa lo pseudonimo di Amanda Gris, è in piena crisi creativa come autrice: non vuole più scrivere romanzi d'amore, influenzata da un umore nero e pessimista, tanto che litiga col suo editore che minaccia vie legali per chiederle di rispettare il contratto. Anche la sua vita privata è a terra: il marito Paco (Imanol Arias), capitano dell'Esercito Spagnolo in missione in Kossovo è amante dell'amica della moglie Betty (Carmen Elías) e preferisce litigare con la moglie piuttosto che rivelarle la verità, ma durante l'ennesima lite, Leo intuisce qualcosa, mentre Paco le dice che la loro storia è finita. Col cuore rotto, Leo, prima tenta il suicidio assumendo alcuni barbiturici, ma quando sente alla segreteria del telefono la voce della madre che la sta cercando (Chus Lampreave), vomita le pillole ed esce di casa. Durante la manifestazione degli studenti universitari di Madrid, incontra tra la folla per caso Àngel (Juan Echanove), il caporedattore de El País che pubblica i suoi racconti e che è invaghito di lei. Lui la stringe a sé e la porta a casa sua, un bellissimo attico nel centro di Madrid. Leo in lacrime, sconvolta e ubriaca durante la notte passata a casa di Àngel, le rivela il suo segreto più grande, ovvero il fiore del suo segreto, di essere la scrittrice anonima Amanda Gris. Il giorno dopo Leo riceve una telefonata della madre che sentendosi in prigione nella casa della figlia Rosa (Rossy De Palma), decide di prendere la madre e riportarla al suo paese per cercare di trovare un po' di pace nel cuore. Intanto l'editore di Leo riceve due nuovi romanzi, molto adatti al genere richiesto e chiama Leo per congratularsi con lei, la quale, fa finta di averli scritti, anche se in realtà sono il frutto di Àngel che, preoccupato perché Leo rischia una brutta causa legale per inadempienza contrattuale, li ha scritti al suo posto. Dopo una breve arrabbiatura, quando Leo scopre il vero autore, alla fine accetta di essere sostituita come autrice di romanzi rosa.

Homenajes //

Marisa Paredes

Pedro Almodóvar è forse il regista spagnolo più conosciuto al mondo, dopo Buñuel, e il suo modo di fare cinema così originale, fuori dagli schemi, ha sempre messo in evidenza, ora in modo provocatorio e irriverente, ora in maniera più intimista e misurata, la vita in tutte le sue irresistibili contraddizioni. Nato nella Mancha, come il più celebre Don Chisciotte, ex impiegato dell’azienda dei telefoni, libertario, omosessuale dichiarato, consumatissimo interprete del kitsch, grande arredatore dello spazio cinematografico, aveva cominciato con storie che grondavano eccentriche passioni nel cuore della movida madrilena, poi, nel corso del tempo, senza rinunciare al suo stile sfavillante, è diventato più riflessivo e maturo, meno dissacrante del solito, arrivando a realizzare film di pregevole fattura come Tutto su mia madreParla con leiVolver.

Tra i film che segnano la svolta nella sua carriera, va certamente menzionato Il fiore del mio segreto, che si sviluppa intorno alla crisi sentimentale d’una scrittrice di romanzi rosa. Leo Marcia, interpretata da Marisa Paredes, è in piena crisi creativa come autrice e come persona nella sua vita di coppia. Stanca della vena romantica dei suoi romanzi, che firma con lo pseudonimo di Amanda Gris, tormentata dall’assenza del marito Paco, ufficiale in missione all’estero, la donna vive una profonda fase di solitudine che la porterà a valutare meglio sé stessa.

Straordinario nel ritrarre donne complesse e sull’orlo di una crisi di nervi, Almodóvar racconta, con spiccata sensibilità, una storia di sentimenti perduti, di disillusioni, mette in risalto una personalità fragile, esposta ad una bufera di sensazioni, furori, slanci, che arriva ad un punto tale da non sopportare più quanto produce, da non accettare più le maschere che vede negli altri e che mostra lei stessa. Prigioniera di un amore ingannevole, simboleggiato dagli stivali stretti che non riesce a togliersi, Leo viene spesso inquadrata riflessa in uno specchio o dietro un vetro. La sua immagine appare distorta, spezzata, moltiplicata: nel film, lei, come del resto gli altri personaggi, si rivelano diversi da come appaiono inizialmente. Nessuno può, o ha il coraggio di essere veramente se stesso. Sin dalla prima sequenza del film, niente è come sembra: una madre è preoccupata per il figlio che è in coma irreversibile in ospedale; i medici la convincono a staccare la spina. Presto scopriamo che si tratta di un video informativo per promuovere la donazione degli organi.

Di lì a seguire anche i personaggi che popoleranno il film saranno ‘double face’, daranno vita ad una ingannevole messa in scena: a partire da Leo che usa lo pseudonimo di Amanda per restare nell’ombra, senza dimenticare il marito Paco, in missione ma anche amante dell’amica della moglie, fino ad Angel, caporedattore del Paìs che, innamoratosi di lei, arriva a scrivere al suo posto due nuovi romanzi.

Leo, delusa dalla vita, cercherà di ricomporre i propri pezzi in un ritorno alle radici e al passato, facendo visita alla madre e alle care amiche di un tempo nel villaggio mancego delle sue origini (le stesse del regista) e proverà a trovare quell’equilibrio che aveva ormai perduto. Definita dalla madre in modo bonario “una mucca senza campanaccio”, Leo va alla ricerca di se stessa, si interroga sul passato, comincia a guardare in faccia la realtà e in tal senso la sua inquietudine, i suoi tormenti non saranno di certo cancellati ma verranno stemperati anche grazie alle donne calorose e testarde che la circondano.

Nella maggior parte dei film di Almodóvar, quando irrompe la delusione c’è sempre dall’altro lato il contrappeso delle relazioni umane, soprattutto femminili, vissute come rifugio sicuro, come luogo in cui i sentimenti ritornano a compattarsi.

Marisa Paredes è straordinaria nel ruolo di Leo: riesce a interpretare una donna sola, una moglie tradita, una scrittrice alle prese con ripensamenti, conferendo al personaggio insicurezze, desideri, sofferenze che ritroveremo anni più tardi nell’indimenticabile ruolo di Huma in Tutto su mia madre. Musa del regista spagnolo alla pari di Carmen Maura, Penelope Cruz, Rossy De Palma, la Paredes, vestita con sgargianti tinte primarie, offre un ritratto indimenticabile di donna vittima della passione, con l’amara scoperta della solitudine e il tentativo di convivervi, con la consapevolezza che l’amore assoluto resta un ideale, ma con il bisogno che ad esso non si può rinunciare.

Ogni film di Almodóvar è una potente, irriverente esaltazione di colori e di stile. Il rosso è tra i colori quello che predomina. “Vivo, acceso, inquieto”, come direbbe Kandinskij, il rosso è simbolo di passione e tribolazioni, accentua sentimenti già definiti, è sgargiante, mai aggressivo. Rosso come il gazpacho di Pepa in Donne sull’orlo di una crisi di nervi, come il rossetto di Rossy De Palma, come gli accessori che arredano le case, gli occhiali di Chanel di Rebeca in Tacchi a spillo, come i vestiti di Leo, che richiamano la tensione psicologica della protagonista e vorrebbero gridare quello che accade dentro di lei.

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