Él

Lui

REGIA
Luis Buñuel

SCENEGGIATURA
Luis Buñuel, Luis Alcoriza

FOTOGRAFIA
Gabriel Figueroa

MONTAGGIO
Carlos Savage

MUSICA
Luis Hernandez Breton

PRODUZIONE
Óscar Dancigers per Ultramar Films

CON
Arturo de Córdova (Francisco Galván de Montemayor), Delia Garcés (Gloria Vilalta), Aurora Walker (Esperanza Vilalta), Carlos Martínez Baena (padre Velasco), Manuel Dondé (Pablo), Rafael Banquell (Ricardo Luján), Fernando Casanova (Beltrán), Luis Beristáin (Raúl Conde)

ANNO
1953

NAZIONALITÀ
Messico

DURATA
93 min.

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Él

Lui

Scritto con Luis Alcoriza basandosi sulla novella del 1929 Pensamientos di Mercedes Pinto, preso a esempio da Jacques Lacan come caso clinico di sindrome paranoica, “Él” è stato uno dei più clamorosi insuccessi di Luis Buñuel. Dopo molto tempo il film è stato rivalutato e ne è stata riconosciuta la portata innovativa: rivisto dopo 70 anni rimane un modello di cinema eretico e sovversivo. Girato, come altri capisaldi della sua filmografia, durante l’esilio forzato in Messico per sfuggire alle maglie del regime franchista, “Él” è la cronaca dettagliata del terrificante calvario vissuto dalla vittima di un marito megalomane, gelosissimo e paranoico.

“Considerato da molti il migliore tra i capolavori di Buñuel insieme a “Estasi di un delitto” e a “L’angelo sterminatore”, “Él” contiene alcune immagini che spingono a chiedersi se Hitchcock l’avesse visto prima e lo ricordasse quando girò “La donna che visse due volte” cinque anni dopo.”
(Miguel Marías)

 

Restaurato da The Film Foundation’s World Cinema Project, Les Films du Camélia e Cineteca di Bologna con il supporto di OCAS e in collaborazione con Películas y Videos Internacionales presso il laboratorio L'immagine Ritrovata. Con il sostegno di Material World Foundation

Clásicos //

Nel 1953 la carriera registica di Luis Buñuel stava riprendendo con maggiore libertà e intraprendenza in
Messico. Dopo il successo europeo di I figli della violenza, Luis Buñuel adattò con il suo complice e
collaboratore abituale Luis Alcoriza il romanzo Él di Mercedes Pinto: più che una storia di fantasia era la
cronaca dettagliata del terrificante calvario vissuto dalla vittima di un marito megalomane e gelosissimo
che era, in realtà, un caso grave di delirio paranoide (Lacan mostrava questo film ai suoi studenti di
psichiatria come buona illustrazione della malattia).
Magnificamente interpretato da Arturo de Córdova, Francisco Galván è ciò che in Spagna si
chiama meapilas, un baciapile: un devoto ‘cristiano buono e puro’, ma di fatto un vergine di mezza età.
Ossessionato dai piedi calzati di un’altra fedele, Gloria (Delia Garcés), la corteggia finché questa non
rompe con il fidanzato per sposare lui, sorprendentemente affascinata com’è dal suo carattere dispotico.
Ma già durante la luna di miele Gloria scopre e subisce la gelosia completamente ingiustificata dell’uomo,
che interpreta maniacalmente ogni cosa come gesto beffardo e come prova dell’infedeltà della moglie o
di complotti contro di sé e contro i propri interessi finanziari e patrimoniali. Diffida di sua moglie, dei suoi
avvocati e di quasi tutti, disprezza gli esseri umani che considera parassiti e afferma in modo
megalomane che se fosse Dio non perdonerebbe mai l’umanità.
Sebbene di solito Luis Buñuel fosse un grande umorista e un perenne surrealista, questo – un po’ come Il
ladro di Hitchcock – è probabilmente uno dei suoi film più seri, e anche uno dei più complessi e
maggiormente caratterizzati da un narrazione tesa ed ellittica, e si conclude con una delle più inquietanti
scene finali mai girate. Considerato da molti il migliore tra i capolavori di Buñuel insieme a Estasi di un
delitto e a L’angelo sterminatore, contiene alcune immagini che spingono a chiedersi se Hitchcock
avesse visto e ricordasse Él quando girò La donna che visse due volte cinque anni dopo.

Miguel Marías

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