El hombre de al lado

L'uomo della porta accanto

REGIA
Gastón Duprat e Mariano Cohn

CON
Rafael Spregelburd, Daniel Aráoz, Eugenia Alonso, Inés Budassi, Eugenio Scopel

ANNO
2009

NAZIONALITÀ
Argentina

DURATA
105 min.

PREMI:

  • Miglior Fotografia World Cinema al Festival di Sundance 2010
  • Miglior film argentino al Mar de Plata 2009

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El hombre de al lado

L'uomo della porta accanto

Leonardo, un designer industriale, famoso, snob e superbo, vive con la moglie e la figlia preadolescente in un spettacolare appartamento disegnato da Le Corbusier nella città di La Plata, Argentina. In questo edificio, nel locale accanto al suo, trasloca Víctor, un rivenditore di oggetti usati, prepotente, rude e volgare. Quando Víctor fa un buco per costruire una finestra nel muro che si affaccia sulla casa di Leonardo, la guerra tra i due vicini diventa inevitabile.

A partire da un curatissimo sviluppo estetico, il film racconta attraverso un humor ironico e sofisticato temi universali del mondo contemporaneo, come la differenza tra classi sociali e la relazione dell’essere umano con lo spazio che lo circonda.

Latinoamericana //

Un gioco delle parti soprendente ed attuale: il mostro si veste da Cappuccetto Rosso mentre il Lupo elabora succulente ricette di “cinghiale in salamoia” a beneficio di tutti. Vien da pensare ai ribaltamenti in atto ai nostri giorni, dove una grassa borghesia senza scrupoli profana ed offende i diritti dei semplici.

   Chi è Leonardo Kachanovsky. A dispetto del suo cognome, Leonardo Kachanovsky è un designer argentino di successo, vive a Buenos Aires in un raffinato appartamento disegnato da Le Corbusier in persona  insieme  alla moglie Ana (un’annoiata e repressa insegnante di Yoga piena di fisime e di pretese tanto ridicole quanto assurde), la figlia adolescente Lola con la quale non riesce a scambiare nemmeno una parola (ottima rima!) che vive dentro le sue cuffiette hip-hop e ignora nobilmente i tentativi del padre di instaurare con lei un qualunque tipo di rapporto, e una domestica mite e laboriosa alla quale da del “lei” e che lo asseconda stoicamente, forse mascherando con mestiere il suo velato, onesto disprezzo per “el señor”. Leonardo e sua moglie di tanto in tanto ricevono in casa: i genitori di lei che se la spassano con la nuova videocamera comprata nell’ultimo viaggio a Roma,  amici un po’ tonti che si bevono tutte le elucubrazioni acculturate di lui in ambito musicale, oltre che alle ragazze del corso di Yoga (Ana) e gli studenti iscritti al corso universitario di designer ai quali Leonardo non risparmia praticamente nulla, né in termini accademici, né in termini di rispetto ed educazione, e neppure (in caso di allieve carine) in termini di esplicite attenzioni diciamo poco commendevoli.

 Chi è Victor Cubello. Si presenta in abito da lavoro con un vocione da basso, faccia cattiva, un tipo da “pane-al-pane” che sta lavorando e che è disposto a interrompere i suoi lavori di ristrutturazione solo per buonissimi motivi . Scappa fuori da un buco nella parete giusto davanti alla vetrata dello studio di Leonardo perché  vorrebbe aprire una finestra per ricevere un po’ più di luce, e perché pare non dare alla “privacy” la stessa importanza del suo nuovo vicino.
Fin qui sembrerebbe tutto chiaro: Leonardo è un onesto uomo ammantato del suo prestigio che vede insinuarsi nel suo destino le orme puzzolenti di un troglodita dai modi sbrigativi arrivato lì  per caso a rovinargli la vita.

   Ma Gaston Duprat è un regista ed autore intelligente, spiritoso, arguto: in modo lento ed inesorabile, la figura del prode architetto assume le forme dell’uomo meschino, vigliacco, incapace, forte coi deboli e debole coi forti, che sa abbaiare solo da lontano e che da vicino, invece, se la fa addosso e cala le braghe a suon di bugie, sotterfugi e pugnalate alle spalle. Mentre il rozzo “Hombre de al Lado”, dal quale lecitamente ci si aspetterebbero le peggiori reazioni volgari e violente, si dimostra ragionevole e, a modo suo (modo che Duprat abilmente nasconde fino alla fine), sincero, disponibile al compromesso, forse addirittura amichevole.
Due opere d’arte. Una poltrona di lusso, futuristica, che ha ottenuto grande successo alle Biennali in giro per il mondo e che Kachanovsky sa a mala pena raccontare in una maldestra registrazione televisiva o attraverso il suo sito internet pulitino-pulitino, e “L’Origine”, la scultura che Chubello ricava da pezzi di fucile, chiodi e cartucce, assemblata in rosso-cerato a formare un utero/vagina ispirata dal  ricordo della sua “reputissima madre” e della quale si onora di far dono a Leonardo: in questa contrapposizione sta la chiave di questo pregevolissimo film, l’arte dell’opportunista codardo contro l’arte della persona semplice, la forma del torbido contrapposta al chiaro, in un gioco di luci, prospettive e situazioni che, portandoci ad un finale a dir poco sorprendente del quale sarebbe criminale anticipare alcunché, suscita nello spettatore la lecita domanda di chi sia davvero “al lado” di chi.

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