El fantasma de la libertad

Il fantasma della libertà

REGIA
Luis Buñuel

SCENEGGIATURA
Jean-Claude Carrière, Luis Buñuel

FOTOGRAFIA
Edmond Richard

MONTAGGIO
Hélène Plemiannikov

PRODUZIONE
SERGE SILBERMAN PER GREENWICH FILMS (PARIGI), EURO INTERNATIONAL FILM (ROMA)

CON
Michel Piccoli, Monica Vitti, Michael Lonsdale, Jean Rochefort, Jean-Claude Brialy, Julien Bertheau

ANNO
1974

NAZIONALITÀ
Francia

DURATA
104 min min.

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El fantasma de la libertad

Il fantasma della libertà

"Se avessi una debolezza per uno qualsiasi dei miei film, sarebbe per 'Il fantasma della libertà'." Luis Buñuel

Mescolando incidenti e scenari raccolti lungo tutta la sua vita, Buñuel presenta una serie di incontri casuali, intrecciando diverse situazioni che vanno dal XIX secolo fino agli anni '70. Il film vanta un cast in cui spiccano nomi come Michel Piccoli ("Belle de jour"), il tre volte vincitore del César Jean Rochefort ("Il marito della parrucchiera"), Monica Vitti ("Il deserto rosso") e il vincitore del César Michael Lonsdale ("Il nome della rosa").

Le convenzioni borghesi vengono demolite in questo gioiello surreale di Luis Buñuel. Una serata elegante con gli ospiti seduti sui water, monaci che giocano a poker usando medaglie religiose come gettoni e poliziotti che cercano una ragazza scomparsa che è proprio davanti ai loro occhi, sono alcuni momenti memorabili di questa commedia perversa e absurdamente giocosa. Un film che raccoglie abilmente molti dei temi che hanno preoccupato il geniale regista lungo la sua carriera, dalla ipocrisia della morale convenzionale all'arbitrarietà degli ordini sociali.

Clásicos //

“Nella difficile lettura di quest’opera – originale, brillante, sornionamente esplosiva, finemente umoristica, di un sarcasmo che si formula con amabilità ma colpisce graffiando – possono aiutare le avvertibili costanti: l”aderenza’ dell’insolito dei singoli episodi al solito delle nostre esperienze e l’accettato ‘determinismo’ nel comportamento di tutti i personaggi. Infatti, che i poliziotti arrestino e maltrattino il loro questore, che un tribunale condanni a morte e poi liberi un pluriassassino, che dei frati predichino bene e razzolino malaccio, che degli anarchici acclamino alle catene… sono fatti paradossali, assurdi, ma non irreali se, accettata l’ottica buñuelliana di un esame surreale, si fruga al di là delle apparenze. (…) L’assurdo buñueliano non consiste semplicisticamente in un ‘nonsenso’, bensì nel rovesciamento del ‘senso’ (buon senso o senso comune) a beneficio di un ‘controsenso’ (cioé un senso contrario o controcorrente). Tale operazione sembra non voler essere altro che una sollecitazione a una generale ‘liberalizzazione’ dell’uomo: invito ad una ricerca di valori senza preconcetti di nessun tipo.” (‘Segnalazioni cinematografiche, vol. 78, 1975)

 

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