Ese oscuro objeto del deseo
Quell'oscuro oggetto del desiderio
REGIA
Luis Buñuel
CON
Fernando Rey, Carole Bouquet, Ángela Molina
ANNO
1977
NAZIONALITÀ
Francia / Spagna
DURATA
103 min.
PREMI
- National Board of Review Awards 1977: Miglior film straniero, Miglior regista
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Ese oscuro objeto del deseo
Quell'oscuro oggetto del desiderio
Ángela Molina è la protagonista assieme a Carol Bouquet dell’ultimo film diretto dal grande Buñuel, nel duplice memorabile ruolo di Conchita. L’oscuro oggetto del desiderio, nella parole dello stesso regista è “una donna che non è mai la stessa, la donna ha tante facce, tanti momenti”. È questa la Donna bramata da Fernando Rey, attore buñueliano per eccellenza, nelle vesti di Mathieu Faber un ricco vedovo sulla cinquantina che incarna alla perfezione il burattino del romanzo “La donna e il burattino” (1898) di Pierre Louÿs, che il Maestro di Calanda adatta per il cinema assieme a Jean-Claude Carrière.
Clásicos //
Homenaje Ángela Molina
“Il film si ispira a ‘La donna e il fantoccio’ (1898) dello scrittore francese Pierre Louÿs (…) mediante una accurata sceneggiatura oltre che elegante realizzazione, lo imposta come riflessione di un maturo borghese sulle sue disavventure nei confronti di una giovanile bellezza che non si sa se sia angelo o demonio, se idealista di un amore completo o cinica sfruttatrice della forza di attrazione che esercita sulla insperata vittima. L’intromissione del contesto sociale e politico di un mondo in cammino verso l’odio distruttore della gioventù anarchica non sembra sposarsi molto bene con i temi fondamentali del lavoro che, letti al di fuori del polemico contesto abituale del regista, sono una analisi dell’amore, non priva di ambiguità, ma interessante per l’aspirazione implicita a legami sentimentali più completi che non quelli della pura conquista carnale. (‘Segnalazioni cinematografiche’, vol. 84, 1978). ‘Il burattino’ è dunque incarnato da Fernando Rey, attore considerevole, mentre la donna è interpretata da due attrici sconosciute, la francese Carole Bouquet e la spagnola Ángela Molina. Questo sdoppiamento del personaggio femminile è uno degli enigni del film: è inutile cercarvi una spiegazione razionale, che del resto Buñuel si rifiuta di dare, come per tutti i simboli che egli usa nei suoi film. Una sola chiave, evidentemente, per questo esoterismo: Buñuel è stato surrealista dai tempi di ‘Un cane andaluso’ e di ‘L’età dell’oro’ e, caso unico, lo è restato totalmente e profondamente. Per lui il surreale è figlio della realtà: vale a dire che tutto ciò che fa vedere nei suoi film deve essere preso e capito di primo acchito come la realtà ma che questa realtà nasconde un secondo significato che lo spettatore è libero di decifrare come vuole.”
(Marcel Martin, ‘Ecran 77’, n. 61, pag. 42)