Azuloscurocasinegro
Blu scuro quasi nero
REGIA
Daniel Sánchez Arévalo
CON
Quim Gutiérrez, Raúl Arévalo, Antonio de la Torre, Marta Etura
ANNO
2006
NAZIONALITÀ
Spagna
DURATA
105 min.
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Azuloscurocasinegro
Blu scuro quasi nero
Portiere come lo era il padre prima che fosse colpito da un ictus, Jorge è un giovane laureato alla difficile ricerca di un impiego all'altezza della sua preparazione. Tra portineria e cura del genitore infermo, passa il poco tempo che gli rimane con Sean, un amico che nutre dubbi sulla propria eterosessualità, o con la vicina di casa di cui è da sempre innamorato. Intanto, il fratello Antonio gli chiede di mettere incinta Paula, la donna di cui si è innamorato dietro alle sbarre, dal momento che un problema ai testicoli non gli permette di farlo in prima persona.
Azuloscurocasinegro ovvero blu scuro/quasi nero, come il colore del completo elegante che Jorge vede in un vetrina e che non può permettersi, quasi fosse un punto di arrivo o la conquista della maturità. Un colore incerto in definitiva, né blu, né nero, che cambia sfumatura in base alla luce sotto alla quale lo si guarda, alla stregua della vita di questo ragazzo in cerca di un posto nel mondo. Scisso tra la responsabilità di un padre paralizzato, di un fratello scapestrato e di un amore dalla doppia faccia, Jorge vive in una precarietà assoluta, emotiva oltreché sociale, fermo in un ruolo in cui non si riconosce, ma che sceglierà di interpretare con dignità e coraggio.
Nei limiti del film medio in cui certamente si ascrive, l'esordio nel lungometraggio dello spagnolo Daniel Sánchez Arévalo non tradisce le premesse, scorre fluido e curioso, denunciando con toni ora sommessi ora urlati la frustrazione di un presente incerto e incapace di offrire un futuro in cui poter sperare. È la miscela di commedia e melodramma, comunque, la carta vincente di questa pellicola fresca che non può non suscitare l'interesse del pubblico, trattando quel momento cruciale della crescita in cui decidiamo chi saremo nella vita. Sullo sfondo di una vicenda carica di emotività, spiccano dialoghi svelti e lievi che fanno della sceneggiatura, così come delle sentite caratterizzazioni degli attori, il punto di forza dell'operazione. Nonostante sia facile percepire una diffusa "carineria" di fondo qualsiasi cosa accada sullo schermo, la scelta finale del protagonista graffia non poco, in quanto conseguenza dell'accettazione di quella stessa situazione che si voleva sovvertire. Presentato alle Giornate degli autori di Venezia 63 dove è stato insignito del Premio Brian con la seguente motivazione: "Questo bel film mostra con realismo e umorismo come la vita, i sentimenti, i desideri siano troppo complessi per essere ingabbiati nell'asfittico modello della "famiglia naturale" cara alle religioni. La Spagna contemporanea dà un'ulteriore indicazione per affrontare in modo aperto e laico un mondo che cambia".