Alis

Alis

REGIA
Nicolas van Hamelryck, Clare Weiskopf

SCENEGGIATURA
Tatiana Andrade, Anne Fabini, Gustavo Vasco, Clare Weiskopf, Nicolas van Hemelryck

FOTOGRAFIA
Helkin Rene Diaz

MUSICA
Música Miguel Miranda, José Miguel Tobar

PRODUZIONE
Coproduzione tra Colombia, Cile e Romania: Casatarántula, Pantalla Cines e deFilm

CON
Paula Yeraldine Gutiérrez Sánchez, Linda Sofía Rodríguez Ávila, Yulieth Natalia Parra Cardoso, Derly Carolina Cristancho, Carol Daniela Maje, Magaly Amparo Fernández, Nicole Daniela Sánchez

ANNO
2022

NAZIONALITÀ
Colombia

DURATA
85 min.

PREMI

72° Festival di Berlino

  • Miglior film Generation 14plus
  • Teddy Award miglior documentario

 

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Alis

Alis

Clare Weiskopf e Nicolas van Hamelryck danno voce a giovani donne colombiane con un passato difficile, ora semiprivate della libertà ma non della speranza. Semplici interviste di fronte a una telecamera fissa, con le protagoniste che guardano direttamente negli occhi dello spettatore, senza filtri: questa la cornice narrativa di un film che brilla per delicatezza, intensità e sensibililità. L’opera ha trionfato nella sezione Generation 14plus del 72° Festival di Berlino e ha ottenuto anche il Teddy Award nella categoria documentari.

Latinoamericana //

Qualcosa di semplice come una serie di interviste/colloqui davanti a una telecamera fissa, con le protagoniste che guardano negli occhi lo spettatore, senza filtro, costituisce la cornice narrativa di Alis, un film delicato, vivace e sensibile, non privo di forza e positivismo, che ha trionfato nella sezione Generation 14plus del 72° Festival di Berlino e ha ricevuto anche il Teddy Award nella categoria documentari. I suoi autori (nei panni di registi e produttori) sono Clare Weiskopf e Nicolás Van Hemelryck, che debuttarono nel 2016 con Amazona: presentato in anteprima all’IDFA, fu poi il titolo di apertura di DocsBarcelona, ​​fu distribuito in undici paesi, nominato ai Fénix e ai premi Goya, e vinse tre premi dell’Accademia colombiana.

Ora i cineasti si sono stabiliti nel collegio Arcadia di Bogotá dove, grazie ai laboratori di cinema documentario che vi hanno tenuto per cinque anni, si sono mimetizzati con le loro studentesse e, in questo modo, hanno raggiunto un alto grado di intimità, fiducia e vicinanza con loro. Così, attraverso il semplice metodo di chiedere alle ragazze adolescenti – le cui famiglie non sono in grado di prendersi cura di loro – di immaginare una loro cara amica (l’Alis del titolo), esse alzano il velo sul loro passato traumatico, la loro personalità e i loro sogni.

Tra questi ultimi spicca la libertà, uno dei temi che costituiscono il fulcro della trama di questo lungometraggio, oltre ad altri temi come la violenza e l’amore, grande forza trainante che unisce queste ragazze, da quando hanno formato, all’interno delle mura recintate del centro, un’Arcadia speciale dove non c’è discriminazione, tanto meno per identità sessuale.

Separati questi blocchi tematici con momenti della vita quotidiana come l’igiene personale o i balli (la musica, ovviamente, è molto presente nel quotidiano di queste giovani donne, e non solo perché la ascoltano, ma la interpretano anche), Alis si affida alla franchezza e la purezza, la naturalezza e la forza espressiva di questi giovani volti per dare uno slancio travolgente al loro messaggio di speranza nonostante i terribili eventi che vengono riportati, subiti da queste ragazze per le strade della capitale colombiana.

Per tutti questi motivi, questo lungometraggio finisce per diventare il ritratto corale di alcune persone – senza porre etichette di genere – forti, mature e combattive che, pur conservando tratti della loro infanzia non così lontana, desiderano superare gli ostacoli imposti loro dalla società per essere libere e costruire un futuro migliore. Per ora, per arrivarci, contano sul loro sostegno reciproco e, soprattutto, sulla fantasia: perché, come si diceva nell’ultimo film di Jonás Trueba, anch’esso incentrato sul mondo degli adolescenti, “chi ce lo impedisce?”.

(Cineuropa)

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