Arrugas
Rughe
REGIA
Ignacio Ferreras
SCENEGGIATURA
Ignacio Ferreras, Rosana Cecchini, Ángel de la Cruz. Ispirato all'omonico graphic novel di Paco Roca
MUSICA
Nani García
PRODUZIONE
Perro Verde Films
CON
Animazione. Voci di Mabel Rivera Raúl Dans Álvaro Guevara
ANNO
2011
NAZIONALITÀ
Spagna
DURATA
89 min.
PREMI
- 2 premi Goya 2012: Miglior film d’animazione, Miglior sceneggiatura adattata
- Anima Bruxelles, 2012: Miglior Film e Premio del pubblico
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Arrugas
Rughe
Tratto dalla celebre e omonima graphic novel di
Paco Roca (Premio Nazionale del Comic 2008), “Arrugas” è un esempio di animazione sofisticata capace di incantare giovani e adulti. Emilio è un ex direttore di banca, in pensione, che viene mandato dal figlio in una casa di riposo. Lì divide la sua stanza con il pragmatico Miguel, e passa i suoi giorni in compagnia con gli altri ospiti del geriatrico. Quando Emilio manifesta i sintomi di una malattia che nega d’avere (l’Alzheimer), Miguel lo aiuta
a nasconderli agli occhi di medici e infermieri che altrimenti
lo trasferirebbero al temutissimo piano superiore, lì dove vengono raccolti i casi terminali. Il film si avvale di una splendida animazione tradizionale in 2D per narrare un dramma sociale come quello della solitudine e l’abbandono degli anziani, un tema potenzialmente pesante, trattato però con sensibilità, acutezza e alte dosi di umorismo.
È il primo film d’animazione che ai premi Goya, oltre ad esser coronato come il Miglior film nel suo genere, ha ottenuto il premio come Miglior sceneggiatura adattata.
Tratto dalla celebre e omonima graphic novel di
Paco Roca (Premio Nazionale del Comic 2008), “Arrugas” è un esempio di animazione sofisticata capace di incantare giovani e adulti. Emilio è un ex direttore di banca, in pensione, che viene mandato dal figlio in una casa di riposo. Lì divide la sua stanza con il pragmatico Miguel, e passa i suoi giorni in compagnia con gli altri ospiti del geriatrico. Quando Emilio manifesta i sintomi di una malattia che nega d’avere (l’Alzheimer), Miguel lo aiuta
a nasconderli agli occhi di medici e infermieri che altrimenti
lo trasferirebbero al temutissimo piano superiore, lì dove vengono raccolti i casi terminali. Il film si avvale di una splendida animazione tradizionale in 2D per narrare un dramma sociale come quello della solitudine e l’abbandono degli anziani, un tema potenzialmente pesante, trattato però con sensibilità, acutezza e alte dosi di umorismo.
È il primo film d’animazione che ai premi Goya, oltre ad esser coronato come il Miglior film nel suo genere, ha ottenuto il premio come Miglior sceneggiatura adattata.
La Nueva Ola //
Capita, di rado, che una pellicola sia capace sin dai primissimi minuti di assorbire lo spettatore e imprigionarlo tra la meraviglia delle sue immagini. Tra le pieghe di un racconto sorretto dall’umile genuinità dell’animazione, lo spettatore intuisce come quella meraviglia che sta osservando sia un piccolo gioiello da conservare nella scatolina dei ricordi, per rendere indelebile quella che di fatto è una banale e al tempo stesso commovente lezione di vita.
E il colpo di fulmine arriva quando meno te lo aspetti. “Arrugas” è un lungometraggio spagnolo d’animazione nato per mezzo di una produzione indipendente e ispirato alla graphic novel di Paco Roca (che ha contribuito direttamente alla stesura della sceneggiatura insieme al regista esordiente Ignacio Ferreras). Si tratta di una storia dalla semplicità quasi imbarazzante, incentrata su un tema non meno imbarazzante, la vecchiaia, e che vede come protagonisti due anziani, Emilio e Miguel, che stringono amicizia in una casa di riposo. Se il cinema di finzione possiede un armamentario piuttosto vasto sull’argomento, per vie traverse la Pixar è stata forse la prima a descrivere la malinconica parentesi senile all’interno di una pellicola di animazione con il capolavoro recente di “Up”. L’opera di Ferreras è, però, a suo modo unica, poiché si immerge anima e corpo nel dramma della terza età, allegoricamente rappresentata da quel “lungo addio” che è il morbo di Alzheimer.
A seguito di un prologo frutto di un’arte creativa tutta da ammirare, la chiave metaforica del film si apre sin dai titoli di testa, visualizzati su di un cielo azzurro e terso che urla alla libertà, per poi arrestarsi, da ultimo, col titolo del film, scandito pietosamente su di un cancello automatico che si sta chiudendo. La sete di libertà viene frenata, l’urlo strozzato in gola. Al di là del cancello c’è una casa di cura per anziani e il film verterà il suo sviluppo narrativo all’interno della struttura, per non uscirne più. O forse si?
La potenza devastante di “Arrugas” risiede nella purezza elementare della messa in scena, nella semplicità con la quale viene affrontato un così pesante argomento senza infossarsi nella facile, sfacciata ampollosità della retorica più artefatta e snaturata. L’ironia come scappatoia al triste finecorsa che ci riserva la vita, l’amicizia come l’unico vero bastone della vecchiaia, l’amore come unica vera missione al fine di raggiungere l’agognata felicità. Come quella raggiunta da Modesto, malato terminale di Alzheimer che abbozza un improbabile sorriso quando la donna della sua vita che lo cura e protegge dalla triste quotidianità dell’ospizio, gli sussurra all’orecchio “imbroglione”, la stessa felicità che Emilio, ex direttore di banca, ha raggiunto creando la sua famiglia, quella che oggi vede dissolversi nella nebbia, nelle declamatorie visioni partorite dalla sua prolifica attività onirica, o magari quella di Miguel, inguaribile ottimista dedito alla bella vita, personaggio (in)animato da una profonda catarsi personale e destinato a chiudere il suo cerchio nell’armonia e nella bellezza del suo trascinante slancio vitale (un po’ come il “Suonatore Jones” di De Andrè).
Nell’opera animata da Ferreras, ogni personaggio disegnato, anche il meno tracciato dalla matita di Paco Roca, è presentato in una completezza straordinaria dal punto di vista umano in relazione alla malattia. Come la premura reiterata di Donna Sol, la comicità involontaria di Ramon, la triste e commovente scelta di “sottrazione” di Antonia, o l’immaginazione ancora fervente della signora Rosario che pensa di essere in viaggio sull’Orient Express in direzione Istanbul, là dove potrà raggiungere il marito… I dialoghi (di Miguel soprattutto) e l’inebriante musica di Nani Garcìa e della Real Filharmonìa de Galicia, intensificano ulteriormente un lavoro incredibilmente maturo, ricco di accortezze geniali e portatore di interminabili spunti riflessivi.
In un’industria cinematografica che pensa ancora di raggiungere col 3D e con la tecnologia territori mai esplorati prima, la bidimensionalità classica di Ferreras e il disegno non troppo fine o ricercato del fumettista spagnolo insegnano come l’emozione di un’arte così giovane possa ancora scardinare qualsiasi barriera nella sua nitida bellezza, senza l’ausilio di mode e facili innesti dell’era digitale. Pur promuovendo l’ottimo lavoro sino a qui svolto dai più grandi produttori dell’animazione quali Pixar e Dreamworks, la produzione indipendente ha saputo regalare negli ultimi dieci anni capolavori assoluti come l’epistolare storia di amicizia di “Mary and Max” e l’omaggio a Jacques Tati ne “L’illusionista”, in cui si respira tutta la solitudine dell’uomo. Tesori nascosti dell’animazione, perle di abbacinante bellezza, ingiustamente ignorate dalla distribuzione italiana (“Arrugas” è uscito in sala grazie alla Exit Media a maggio di quest’anno).Tanto di cappello dunque al giovane Ignacio Ferreras e alla purezza di “Arrugas”, vivida rappresentazione della nostra ultima tappa esistenziale, dedica profonda e solenne a tutti noi, anziani di oggi, anziani di domani.
(Matteo De Simei – Onda Cinema – 2013)