Tony Driver
REGIA
Ascanio Petrini
CON
Pasquale Donatone
ANNO
2019
NAZIONALITÀ
Italia, Messico
DURATA
70 min.
PREMI
- Premio Goya 2020:
Miglior Opera Prima - San Sebastián Film Festival:
Miglior Attrice (Greta Fernández) - Premis Gaudí 2020:
Miglior Film - Taormina Film Fest 2020:
Menzione Speciale della Giuria
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Tony Driver
Pasquale Donatoni un giorno decide di cambiare nome e farsi chiamare Tony. Perché sebbene nato a Bari, a 9 anni, a metà degli anni Sessanta, vola oltreoceano con la famiglia e cresce da vero americano. Tassista di professione a Yuma, viene arrestato a causa del suo “secondo lavoro”: trasportare migranti illegali negli Stati Uniti attraverso la frontiera messicana. È così costretto a scegliere: la galera in Arizona o la deportazione in Italia. Rientrato in Puglia, si ritrova a vivere solo in una grotta a Polignano a Mare e guarda l’Italia come un piccolo Paese immobile, senza opportunità e senza sogni. Presentato in concorso alla 34a Settimana Internazionale della Critica di Venezia, Tony Driver è il ritratto di un uomo che non è disposto ad arrendersi.
Latinoamericana //
#Documentario #Immigrazione #OperaPrima
Note di regia di Ascanio Petrini
“You can’t teach an old dog a new trick. I’m an old dog but I can learn new tricks.” Quando Pasquale mi ha detto questa frase mi ha guardato dritto negli occhi. Non ha aggiunto altro. Le rughe sul suo volto mi hanno raccontato il resto della storia. E’ li che per la prima volta, ho visto Tony Driver.
In lui e in quella storia ho trovato un nuovo personaggio nelle corde di Trevis Bickle di Taxi Driver e Willy il Coyote di Road Runner: un antieroe destinato a perdere ma anche a provarci.
Quando ci siamo incontrati, Tony viveva in una grotta sul mar Mediterraneo, nel completo rifiuto di ogni cosa, bloccato tra rocce e acqua. Ho cominciato a filmarlo ma presto mi sono reso conto che i paesaggi profondamente contraddittori della sua storia meritavano una restituzione visiva: doveva essere ambientata qui in Italia ma anche lì, in America, dove non ha mai smesso di immaginare la sua vita. Ed e’ proprio su questa immaginazione che ho costruito la messa in scena del film.
“You can’t teach an old dog a new trick. I’m an old dog but I can learn new tricks.” Quando Pasquale mi ha detto questa frase mi ha guardato dritto negli occhi. Non ha aggiunto altro. Le rughe sul suo volto mi hanno raccontato il resto della storia. E’ li che per la prima volta, ho visto Tony Driver.
In lui e in quella storia ho trovato un nuovo personaggio nelle corde di Trevis Bickle di Taxi Driver e Willy il Coyote di Road Runner: un antieroe destinato a perdere ma anche a provarci.
Quando ci siamo incontrati, Tony viveva in una grotta sul mar Mediterraneo, nel completo rifiuto di ogni cosa, bloccato tra rocce e acqua. Ho cominciato a filmarlo ma presto mi sono reso conto che i paesaggi profondamente contraddittori della sua storia meritavano una restituzione visiva: doveva essere ambientata qui in Italia ma anche lì, in America, dove non ha mai smesso di immaginare la sua vita. Ed e’ proprio su questa immaginazione che ho costruito la messa in scena del film.