No habrá paz para los malvados
Non ci sarà pace per i malvagi
REGIA
Enrique Urbizu
CON
José Coronado, Rodolfo Sancho , Juanjo Artero, Helena Miquel, Pedro María Sánchez, Nadia Casado.
ANNO
2011
NAZIONALITÀ
Spagna
DURATA
109 min.
PREMI:
- 6 premi Goya 2012: Miglior film, regia, sceneggiatura originale, attore (Coronado), montaggio e suono.
- San Sebastian, 2011: Sezione Ufficiale
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No habrá paz para los malvados
Non ci sarà pace per i malvagi
Santos Trinidad non è certamente il tipo di poliziotto che segue le regole per raggiungere i propri scopi, specie se dopo aver liquidato a sangue freddo tre uomini in un locale a luci rosse, deve fare i conti con l’unico superstite che potrebbe incolparlo. Comincia così una caccia all’uomo parallela: da una parte Santos, alla ricerca dell’unico testimone della carneficina, dall’altra la giudice Chacón, che indirizza le indagini verso un possibile regolamento di conti tra bande latinoamericane in una Madrid fuori legge. Ma poco alla volta si scopre che dietro un apparente litigio finito in malo modo, si nasconde un complotto molto più pericoloso che può compromettere l’intera collettività. Otto anni dopo il suo ultimo film, “La vida mancha” (2003, sempre con José Coronado come protagonista), Urbizu torna al cinema noir, genere di cui è massimo esponente in Spagna.
Santos Trinidad non è certamente il tipo di poliziotto che segue le regole per raggiungere i propri scopi, specie se dopo aver liquidato a sangue freddo tre uomini in un locale a luci rosse, deve fare i conti con l’unico superstite che potrebbe incolparlo. Comincia così una caccia all’uomo parallela: da una parte Santos, alla ricerca dell’unico testimone della carneficina, dall’altra la giudice Chacón, che indirizza le indagini verso un possibile regolamento di conti tra bande latinoamericane in una Madrid fuori legge. Ma poco alla volta si scopre che dietro un apparente litigio finito in malo modo, si nasconde un complotto molto più pericoloso che può compromettere l’intera collettività. Otto anni dopo il suo ultimo film, “La vida mancha” (2003, sempre con José Coronado come protagonista), Urbizu torna al cinema noir, genere di cui è massimo esponente in Spagna.
La Nueva Ola //
Santos Trinidad, poliziotto alcolista nel suo giro di locali notturni per ammazzare il suo senso di solitudine affogandolo in rum e coca, in un infimo bar di Madrid uccide tre persone per futili motivi. Però c’è un testimone che scampa alla strage e che gli fa perdere le sue tracce. Si apre quindi una caccia all’uomo parallela. Il poliziotto omicida dopo aver distrutto tutte le prove che lo collegano all’omicidio plurimo, insegue il fuggitivo mentre la polizia si mette sulle tracce del misterioso assassino del bar.
Thriller ambientato in una Madrid sordida e traditrice ben lontana dallo stereotipo cartolinesco e dai colori almodovariani, il film dell’esperto Enrique Urbizu, già cosceneggiatore de La nona porta di Polanski è evidentemente debitore del modello americano a cui si ispira.
L’arma in più che ha No habra paz para los malvados è un protagonista che sembra aver tatuato sulla pelle il personaggio che interpreta.
Josè Coronado è favoloso nei panni del poliziotto assassino.
La figura del polizotto è sempre ad alto rischio di stereotipo nel cinema di genere. Lui pur non delineando alcunchè di particolarmente originale diventa l’arma in più di un film altrimenti un po’ troppo ingessato nei suoi schemi procedurali e nel suo meccanismo di inseguimento reciproco. Due momenti clou posti all’inizio del film e alla fine ,in cui la violenza scoppia improvvisa racchiudono una pellicola che con patinature a volte inopportune ci regala una prospettiva inedita dello skyline di Madrid che spesso funge da personaggio aggiunto.
Non c’è quasi mai thrilling, non c’è mai il pericolo che il poliziotto si tradisca pur mettendosi spesso troppo in vista durante la ricerca affannosa di quel testimone che lo rovinerebbe. Il quale tra l’altro è implicato nel traffico di droga proveniente dalla Colombia e di rimbalzo è una rotella di un ingranaggio che potrebbe essere molto più pericoloso per la sicurezza nazionale.
Troppa grazia per uno che nella notte madrilena bazzica i locali con le donnine allegre.
Secondo me è fuori luogo parlare di razzismo nel personaggio del protagonista , nè di misteriosi piani preventivi.
E’ un film che si regge sulla casualità dell’attimo e su una reazione a catena in cui il tentativo di riparare all’errore precedente si tramuta presto in un errore ancora più grave.
Santos Trinidad è solo un poliziotto alcolista che una sera ha perso il lume della ragione in mezzo ai fumi della sbornia che si è portato dietro e dentro . In un bar a cui è arrivato per caso visto che c’era ancora musica, un gesto troppo confidenziale da parte del proprietario del locale è la molla che fa scattare un cervello annebbiato poi all’affannosa ricerca di cancellare le tracce degli sbagli precedenti con quell’unico barlume di lucidità che gli è rimasto.
E il cumulo dei suoi sbagli si traduce in morti ammazzati.
Vincitore di 6 premi Goya( i più importanti) su 14 nominations sconfiggendo La pelle che abito di Almodovar( con Josè Coronado che ha sfilato il premio come miglior attore a Banderas che era dato per vincitore sicuro) No habra paz para los malvados è un prodotto che comunque può vantare un certo appeal commerciale e discrete possibilità di essere esportato nonostante il successo non travolgente al boxoffice spagnolo.
Sia perchè cita chiaramente il modello americano sia perchè evoca paure post 11 settembre che sono ben radicate nel profondo dell’immaginario collettivo.